Da diversi mesi l’Ecoistituto è silente, non svolge nessuna attività o quasi; per l’Associazione è sicuramente un momento di cambiamento. Nessuno è eterno! Non c’è nulla di infinito.
Scriviamo questo messaggio per informare tutti voi, che frequentate questo sito, che è nostra intenzione continuare il lavoro di ricerca, continuare a far funzionare e ad utilizzare la biblioteca che rimane uno degli strumenti più importanti che l’Ecoistituto abbia realizzato in tutti i suoi oltre trenta anni di vita; come organizzare e riprendere la catalogazione dei libri della biblioteca.
In questo periodo stiamo ripensando alla gestione delle attività e all’amministrazione economica, a una nuova identità giuridica dell’Associazione; stiamo rivedendo l’aspetto organizzativo e quello della ricerca, ma anche come strutturare gli incontri pubblici che per molti anni abbiamo organizzato.
Se qualcuno ha tentato di telefonare, si sarà accorto che non è più attiva la linea fissa. Per motivi di (in)sostenibilità economica abbiamo disdetto l’abbonamento, perciò è inutile chiamare il numero di telefono 0547-323407oppure trasmettere fax.
Per comunicare direttamente con l’Associazione potete usare questi numeri di cellulare (chiamando possibilmente il pomeriggio): Daniele 335-5342213; Leonardo 3482501795. Potete scrivere, usando la mail che si trova in questo sito, eventuali fax li potete trasmettere in formato PDF e inviare come allegato della mail, oppure potete continuare a utilizzare l’indirizzo postale normale, funziona ancora!
Alcuni di noi hanno già ripreso a partecipare e/o organizzare momenti di formazione con il ruolo di relatori per portare un po’ di soldi direttamente nelle casse dell’Associazione.
Poi ci sono i contributi offerti per i materiali bibliografici (libri, manifesti, progetti) che sono stati prodotti dall’Ecoistituto. E’ una pratica che va sicuramente incoraggiata e perseguita. E’ nostra intenzione, nei prossimi mesi, riprendere gli incontri, senza conoscere, per ora, quale sarà la cadenza che possiamo sostenere.
Continueremo il nostro lavoro di ricerca e di sperimentazione per trovare forme di vita solidale ed economicamente compatibili con i beni che la Terra ci mette a disposizione. Vorremmo chiarire questo concetto con le parole di José Mujica (Pepe) Presidente dell’Uruguay, pronunciate durante la Conferenza dello Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, anche conosciuta come Rio 2012, è un incontro internazionale organizzato dal Dipartimento di Economia e Attività sociali delle Nazioni Unite che si tenne dal 20 al 22 giugno del 2012 a Río de Janeiro in Brasile .
Durante la conferenza il presidente Mujica, non ha proposto piani o fatte promesse irrealizzabili, ma ha lanciato alcune domande fondamentali sullo stato attuale dell’umanità. Domande che ci riguardano:
“Che cosa cerchiamo? Siamo davvero felici? Siamo noi a governare le nostre invenzioni, o sono loro a governarci? E ‘possibile parlare di solidarietà quando pratichiamo un’ economia basato sulla concorrenza spietata? “
Sono state pronunciate parole semplici ma efficaci che possono essere accolte come risposta alla crisi che la nostra società sta vivendo. Potrebbe essere anche un modo nuovo di gestire l’Associazione.
Chi vuole ascoltare il discorso del Presidente può andare su questo sito:
http://cultura.blogosfere.it/2013/01/jose-mujica-il-discorso-al-g20-del-presidente-delluruguay.html
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Trascrizione del DISCORSO
di José Mujica
La Conferenza dello Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, anche conosciuta come Rio 2012, è un incontro internazionale organizzato dal Dipartimento di Economia e Attività sociali delle Nazioni unite che si tenne dal 20 al 22 giugno del 2012
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Autorità presenti di ogni latitudine e organismo, molte grazie; ed un sentito ringraziamento al popolo Brasiliano e alla sua Presidente.
E molte grazie alla buona fede che senza dubbio hanno manifestato tutti gli oratori che mi hanno preceduto.
Esprimiamo la sincera volontà come Governatori di appoggiare ogni accordo che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere.
Tuttavia, ci sia concesso di porci qualche domanda a voce alta.
Si è parlato, per tutto il pomeriggio, di “sviluppo sostenibile” di togliere masse immense dalla povertà. A cosa ci riferiamo?
I modelli di sviluppo e di consumo è quello attuale delle società ricche?
Un’altra domanda, cosa succederebbe a questa pianeta se gli indiani avessero la stessa proporzione di automobili che hanno i tedeschi?
Quanto ossigeno ci vorrebbe per respirare?
In altre parole il Mondo ha oggi gli elementi materiali per fare in modo che 7 mila, 8 mila milioni di persone possano avere lo stesso livello di consumo e di spreco che caratterizza le più opulente società occidentali? Sara possibile?
Oppure dovremo forse mettere la discussione su di un altro piano?
Perché abbiamo creato una società, quella in cui viviamo, figlia del mercato, figlia della concorrenza, che ci ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo.
Ma ciò che è nato come economia di mercato è diventata società di mercato e ci ha portato questa globalizzazione, che significa doversi occupare di tutto il pianeta.
E stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione a governare noi?
E’ possibile parlare di solidarietà e dire che siamo tutti uniti in un’economia basata sulla competitività spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità? Non dico nulla di tutto questo per negare l’importanza di questo evento. Al contrario, la sfida che abbiamo davanti è di una dimensione epocale e la grande crisi non è ecologica, è politica.
L’uomo non governa oggi le forze che ha creato, sono bensì le forze ch’egli ha sguinzagliato a governare l’uomo e la nostra vita.
Perché non veniamo al mondo per svilupparci in termini generici veniamo al mondo con il proposito di essere felici.
Perché la vita è corta e ci sfugge tra le mani.
E nessun bene vale quanto la vita, questo è elementare.
Ma se la vita mi deve sfuggire lavorando e lavorando per conservare un di più la società di consumo è il motore di tutto ciò.
In definitiva, se si paralizza, o si rallenta il consumo, si rallenta l’economia è il fantasma della stagnazione.
Ma è proprio l’iperconsumo che sta aggredendo il pianeta, e quell’iperconsumo genera cose che durano poco perché bisogna vendere molto. Una lampadina non può durare più di 1000 ore ma ci sono lampadine che possono durare 100.000 / 200.000 ore ma quelle lampadine non possono essere fabbricate perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare. E dobbiamo avere una civiltà usa e getta. E’ un circolo vizioso.
Questi sono problemi di carattere politico che ci portano a capire la necessità di lottare per un’altra “cultura”.
Non si tratta di volere ritornare all’uomo delle caverne, né di fare un monumento all’arretratezza. E’ che non possiamo continuare indefinitivamente ad essere governati dal mercato ma dobbiamo governare noi il mercato.
Per questo dico che il problema è di tipo politico, è il mio umile modo di vedere.
I vecchi pensatori dicevano (Epicuro, Seneca, gli Aymara: “povero non è colui che ha poco ma colui che ha indefinitivamente bisogno di molto e desidera, desidera, desidera di più e di più ancora.
Questa è una questione chiave di carattere culturale, quindi saluto positivamente gli sforzi che si fanno e gli accordi che vengono presi e li onorerò, come governatore.
So che alcune delle cose che sto dicendo stridono ma dobbiamo renderci conto che la crisi dell’acqua, che la crisi dell’aggressione dell’ambiente non sono una causa, la causa è il modello di civiltà che abbiamo costruito e ciò che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere.
Perché? facciamo parte di un piccolo paese ricco di risorse naturali per la vita; nel mio paese ci sono 13 milioni di mucche, le migliori del mondo, abbiamo 10 milioni di pecore stupende, il mio paese esporta cibo, latticini, carne.
E’ un territorio pianeggiante, quasi il 90% di esso è utilizzabile, i miei compagni lavoratori hanno lottato per 8 ore di lavoro e adesso stanno ottenendo 6 ore ma chi lavora solo 6 ore si trova un altro lavoro e quindi lavora più di prima e perché? Perché deve pagare una serie di rate.…. la bella moto, la bella macchina… e paga e paga alla fine è un vecchio coi reumatismi come me e la sua vita gli è sfuggita.
E sorge questa domanda: “è questo il destino della vita umana?”
Queste cose sono molto elementari. Lo sviluppo non può andare contro la felicità, deve essere a favore della felicità umana, dell’amore sulla terra, delle relazioni umane, della cura dei figli, dell’avere amici, dell’avere l’indispensabile.
Proprio perché questo è il tesoro più importante che abbiamo. Quando lottiamo per l’ambiente il primo elemento si chiama: “felicità umana.”
Grazie
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PER CONTINUARE A FRUIRE DEI SERVIZI DELLA BIBLIOTECA
Per quanto riguarda l’accesso e la consultazione della biblioteca, anch’essa rimarrà chiusa per un po’ di tempo, ma il prestito prosegue, è necessario che i libri siano richiesti per mezzo della posta elettronica.
Di seguito ci accorderemo per la consegna del materiale richiesto.
<<<<25 aprile 2013>>>>
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